Canti proibiti: cosa ne pensano alcuni religiosi?
Eminenza Caiazzo ha vietato di suonare durante le cerimonie nella sua diocesi temi dei film come quelli di “La bella e la bestia”, “Il Gladiatore” e “Nuovo cinema Paradiso”. A cadere sotto la censura dei sacerdoti sono alcuni di brani che ogni ragazza desidera sentire nel giorno delle sue nozze, a cominciare dall’Ave Maria di Gounod.
I vescovi definiscono canti proibiti sia l’Ave Maria di Gounod che quella di Schubert. Quest’ultimo è considerato da alcuni un brano “profano” e non religioso”. Gli autori, il compositore Schubert e l’autore delle musiche Schelling non parlano affatto della Madonna.
“Analizziamo i canti proibiti – spiega monsignor Antonio Parisi, responsabile dell’ufficio musica sacra dell’Arcidiocesi di Bari – Franz Schubert compose l’Opus 52, un gruppo di sette canzoni tratte dal poema epico “La donna del lago” dello scrittore scozzese Walter Scott. Nessuna storia di amanti. E’ l’invocazione di una ragazza per la salvezza di suo padre.”
Il “Compendio di Liturgia Pratica” di Ludovico Trimeloni
Spiega che “la musica religiosa ha contenuto e scopo religioso e pio, ma con uno stile più libero, privo di quella gravità che contraddistingue e impronta la musica sacra. Quindi è assolutamente esclusa dalle funzioni liturgiche. Qui facciamo dolorosamente notare come ci sia la tendenza a eseguire in chiesa musica profana e anche teatrale, soprattutto per la messa degli sposi”.
Tra i canti proibiti Trimeloni cita anche le marcie nuziali di Mendelsshon e Wagner. Inoltre i notturni di Chopin. Secondo alcuni autori, addirittura il Panis Angelicus di Frank e l’Agnus Dei di Bizet sarebbero da evitare.
Aurelio Porfiri, compositore, direttore di coro e scrittore, tra i più apprezzati esperti di musica liturgica in Italia, racconta la sua esperienza. “Negli anni mi hanno chiesto di suonare di tutto durante i matrimoni, da Andrea Bocelli ad Eros Ramazzotti fino ad Antonello Venditti. Ovviamente mi sono sempre rifiutato. L’introduzione nella messa di queste musiche è quello di solleticare il sentimentalismo delle persone. Il problema è che nella stragrande maggioranza dei casi, gli sposi non partecipano alla vita della Chiesa. Quindi non hanno una cultura della messa e della liturgia. Diventa anche complicato negare quello che viene richiesto, soprattutto quando c’è chi dice che senza l’Ave Maria di Schubert il matrimonio non sarebbe lo stesso. ”